Francesca Vitali

 

Covid-19: la testimonianza della Dott.ssa Francesca Vitali, vice-Presidente di Agifar Milano, durante la fase più critica della pandemia che ha sconvolto il mondo intero.

Ero di turno il 23 Febbraio da sola con mio marito. Generalmente la Domenica si lavora poco. Già da qualche giorno il lavoro era cambiato ma il grande cambiamento e la paura l’ho sentita sulla pelle quel giorno. Continuava ad arrivare gente anche mai vista a comprare alcool, Amuchina e mascherine. Nonostante avessi una grossa scorta in magazzino alle 11 era già finito tutto. Indossavo già la mascherina. Da quel giorno è stata un'escalation. Chi avrebbe mai pensato che avremmo dovuto affrontare un'emergenza sanitaria del genere?! Abbiamo riorganizzato il lavoro. In laboratorio abbiamo allestito gel mani a base alcolica. Abbiamo montato i plexiglass, un lavoro home-made, in quanto ancora non c’erano tutte le aziende che ora offrono tale servizio, ma molti clienti confusi e impauriti parlavano nell’unico spazio dove non c’era la protezione. Inoltre molto spesso si esce dal banco per il consiglio ed il concetto di distanza non era ancora chiaro. Dall’8 Marzo quindi, grazie ai racconti di colleghi e amici nella Bergamasca, ho fatto la cosa migliore che potessi fare, abbassare la serranda e lavorare a battenti chiusi. Inizialmente sentivo il vociare fuori di alcuni clienti che si lamentavano e ci definivano ‘’esagerati’’, oggi quegli stessi ci hanno fatto i complimenti.

In quei giorni abbiamo stravolto il nostro lavoro e applicato innumerevoli norme antiCovid. Ci siamo trasformati in un misto tra un call center e una copisteria. Tutto al telefono. Chiamavamo, videochiamavano, mandavamo messaggi e foto con whatsapp. Stampavamo ricette. Preparavano i sacchetti e, o il cliente veniva a ritirare, o consegnavamo a domicilio. Abbiamo anche ridotto l’orario di apertura e chiuso il sabato per poter finalmente stare a casa e ricaricare le pile per la settimana. Pian piano lo stravolgimento delle nostre vite è diventato una nuova routine. Verso metà Marzo siamo riusciti ad avere un numero consistente di gel mani e poi di mascherine. Ho spedito mascherine in giro ad amici e parenti in tutta Italia e sono riuscita a dare anche delle FFP3 ai medici di medicina generale. Superato questo problema è subentrato quello dell’ossigeno. Farmaco obbligatorio in farmacia ma che ormai il farmacista tratta sempre meno dato che ci sono aziende che lo distribuiscono direttamente a casa dei pazienti. La prima bombola data ci è tornata la mattina successiva, il nostro cliente non c’era più. Avevamo paura, eravamo tutte sconvolte. Ho procurato poi dell’ossigeno per degli amici che avevano i genitori positivi nell’alta bergamasca, lì non si trovava. Anche da noi ha cominciato ad avere problemi di reperibilità. Nella nostra routine organizzata pian piano le cose sono migliorate, i domiciliari di ossigeno sono diminuiti drasticamente e i farmaci che cominciavano a scarseggiare sono tornati disponibili dalle aziende. Amuchina e Tachipirina, se pur contigentate, erano di nuovo reperibili da Angelini. Era fine Aprile. Il 4 Maggio abbiamo riaperto i battenti. Il lavoro è molto più tranquillo ora. Se facciamo tutto bene, sono convinta che andrà tutto bene.