Giornata internazionale del paziente Alzheimer: da Lancet Commission il ruolo del Farmacista nella prevenzione (Altavilla - Medico Geriatra)

 

La Giornata Mondiale Alzheimer che ricorre il 21 settembre è stata istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da Alzheimer’s Disease International (ADI) nel 1994. L’obiettivo era, ed è, quello di contrastare l’emarginazione sociale (dei pazienti e delle famiglie) legata alla malattia.

In tutto il mondo in questa giornata vengono organizzate numerose e varie iniziative scientifiche, divulgative ed anche ludico-informative (vedi Maratona Alzhemier) che hanno l’obiettivo comune di sensibilizzare i cittadini, gli operatori della sanità e le istituzioni sulla malattia di Alzheimer e sugli aspetti critici della terapia e dell’assistenza ad essa connessi.

Non solo in questa giornata, sia la scienza, con le sue deduzioni e sperimentazioni, e sia il cinema ed il teatro hanno raccontato la malattia di Alzheimer in varie forme (film, cortometraggi, documentari e docufilm) descrivendo aspetti e stimolando punti di vista insospettati e sempre nuovi.

 

In questi anni le conoscenze biologiche e cliniche sulla malattia di ALZHEIMER sono migliorate ed il dibattito culturale e scientifico è cresciuto.

Non solo operatori “addetti ai lavori” ma anche molte altre persone sono interessate all’argomento spesso per un coinvolgimento personale o famigliare: tutti sono e siamo alla ricerca di informazioni nuove o più precise su questa malattia, sostanzialmente per migliorare la qualità delle cure e la qualità della vita.

 

Nel mondo ci sono 50 milioni di persone affette da demenza e una proiezione per difetto nel rilancia il conteggio a 150 milioni nel 2050. La demenza colpisce gli individui, le loro famiglie ma anche l’economia: i costi globali (diretti e indiretti) stimati di questa malattia sono pari a 1 trilione di dollari americani (1 miliardo di miliardi) all’anno (Lancet Vol. 396, agosto 2020, pag. 414).

L’incidenza specifica della demenza si è ridotta in molti paesi occidentali per via del miglioramento della qualità delle cure, della scolarità media e degli stili di vita. L’incidenza cresce rapidamente nei paesi in via di sviluppo nei quali la popolazione invecchia e gli stili di vita non considerano i fattori di rischio di malattia.

 

La novità di quest’anno è l’articolo pubblicato dalla LANCET COMMISSION in agosto 2020.

Le informazioni contenute sono molto importanti ed hanno numerose conseguenze sull’approccio clinico globale della malattia di ALZHEIMER.

Intanto viene affermato chiaramente che solo il 40% delle demenze può essere oggetto di prevenzione. Il restante 60 %, cioè la maggior parte, è costituito da pazienti affetti da demenza alla quale non c’è una spiegazione biologica chiara di causa ed effetto.

 

La prevenzione può avere successo sul 40% delle demenze attraverso la modifica di dodici fattori di rischio individuati dalla LANCET COMMISSION: bassa scolarità, ipertensione arteriosa, ipoacusia, fumo di sigarette, obesità, depressione del tono dell’umore, sedentarietà, diabete mellito, isolamento sociale, eccessivo consumo di alcool, traumi cranici e inquinamento atmosferico.

 

La novità significativa è che per ogni fattore di rischio modificato è stata calcolata la percentuale di casi di demenza che possono essere evitati.

Non solo: è stato anche calcolato il periodo del corso della vita nel quale quella modifica ha l’impatto migliore sulla percentuale di casi prevenuti.

Ad esempio: è stato dimostrato che entro l’età di 45 anni un livello crescente educazionale (scuola, formazione professionale, stimolazione culturale) riduce il rischio di ammalarsi di demenza del 7%.

Sopra i 45 anni e fino a 60 anni la cura dell’ipertensione arteriosa, insieme con la riduzione dell’uso di alcool (per esempio bere non più di tre birre alla settimana), la correzione dell’obesità e dell’udito possono ridurre il rischio cumulativo del 15 % di sviluppare la demenza.

Nella fascia di età oltre i 65 anni risulta essere efficace l’abolizione del fumo di sigarette, ridurre la sedentarietà, stimolare le relazioni sociali e curare la depressione: in questa ultima fascia di età correggendo quei fattori di rischio si possono evitare fino al 18 % dei casi demenza.

 

Questo modello è frutto di una elaborazione matematica complessa e costituisce un’ampia mediazione teorica rispetto alla realtà. Ma il messaggio inviato dalla LANCET Commission rimane fondamentale per il prossimo futuro e riguarda tutti i cittadini e l’intera società..

Per prevenire la demenza bisogna fare un percorso di salute che inizia precocemente prima dei 40 anni e prosegue anche oltre i 65 anni.

Ogni fascia di età mostra i fattori di rischio che vanno modificati attivamente e questo vale anche nella fascia di età geriatrica quando come si vede si può fare ancora molta prevenzione.

 

Le argomentazioni così descritte sono chiare e aprono prospettive ampie di lavoro clinico; tuttavia molti aspetti meritano di essere approfonditi e resi più specifici e mirati: per esempio quanta attività fisica si deve fare per avere un risultato positivo sulla prevenzione e per quanto tempo? Quale deve essere il peso medio personale consigliato? Come stimolare e mantenere alta l’attività cerebrale e cognitiva per accumulare una buona riserva di memoria?

 

Queste sono solo alcune domande che nascono proprio dai risultati espressi dalla LANCET COMMISSION.

Aspettiamo fiduciosi nuovi aggiornamenti.

 

Dott. R. ALTAVILLA

Centro diagnosi e cura demenze (CDCD) – Ospedale di Casalpusterlengo

ASST - Lodi